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Volto della Guerra (Le visage de la guerre)

La perenne presenza della guerra nel destino dell’umanità

Orrore e morte caratterizzano la tela Volto della Guerra (Le visage de la guerre) dell’artista Salvador Dalí. Si tratta di un olio su tela, realizzato nel 1940 (Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen), che racconta la crudeltà della guerra, così come percepita dal pittore, tra la fine della Guerra Civile Spagnola e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.

La tela fu dipinta da Salvador Dalí durante il suo soggiorno in California; fu infatti proprio negli Stati Uniti che egli si rifugiò, con la sua amante, durante lo scoppio della guerra in Europa per sfuggire agli orrori del conflitto e per poter continuare la propria produzione artistica.

Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech (Figueres (Catalogna), 1904 - 1989), artista di grande personalità, è una delle figure più eccentriche della storia dell’arte, ed è noto per le sue opere surrealiste. Iniziò a sperimentare il linguaggio surrealista nel 1929 aderendo al gruppo di Montparnasse e ben presto la sua figura assunse un'importanza fondamentale in qualità di pioniere del movimento. Sebbene la pittura dell’artista catalano prenda ispirazione da numerosi movimenti artistici come il dadaismo o il cubismo, il suo stile pittorico rimane legato per molto tempo a quello del Surrealismo.

Il metodo Dalì, denominato paranoico-critico, consiste nella trasposizione di immagini o di illusioni ottiche, frutto del suo inconscio, nelle sue opere pittoriche. Cadendo in uno stato, per l’appunto, paranoico l’artista è in grado di porsi in relazione con il suo inconscio e riportare sulla tela la sistematizzazione della propria farneticazione. In effetti, il surrealismo di Salvador Dalí è fortemente personalizzato poiché è ispirato a De Chirico, è correlato di richiami alla psicanalisi freudiana ed é caratterizzato da una tecnica certamente minuziosa ma levigata e fredda.

Analizzando l’opera Volto della Guerra (Le visage de la guerre): su questa tela, al centro del dipinto, è impresso un enorme, inquietante, volto. Sullo sfondo un paesaggio desertico.

Il viso in primo piano ha la pelle scura ed in esso sono ben visibili dolore e disperazione ma non è comprensibile la fisionomia … uomo o donna?!

Questo volto scarnito, incavato, consumato, sul quale ombre scure disegnano le profonde rughe, sia all’interno delle due orbite oculari che della bocca ospita dei teschi che, a loro volta, ospitano altri teschi all’interno delle tre cavità. La scarna dentatura completa la drammaticità dell’espressione.


Ad incorniciare il viso vi sono dei serpenti che, sbucando dalla parte posteriore della testa si lanciano verso il davanti, minacciosi. Creano decisamente movimento alla composizione.

Sulla destra della tela, su di una roccia, si vede l’impronta di una mano. Una quinta rocciosa chiude il paesaggio nell’angolo in alto a destra.

Le superfici levigate del dipinto sono ottenute stendendo e sfumando il colore con attenzione. I toni sono caldi. Predomina il colore ocra sia nella tonalità arancio che dorato. Il bruno e il marrone completano il resto.

Il colore scuro si stacca in modo deciso dal colore vivo del deserto, dove anche l’ombra disegna una sagoma sulla sabbia, a sinistra della composizione.

E poi c’è il cielo color turchese che diventa man mano bianco giallastro verso il basso. La linea orizzontale, quindi, separa in modo netto cielo e terra.

Immagine altamente simbolica, modeste dimensioni della tela (64x79cm), forte luminosità, contrasti netti di colore, tragicità e disagio, profonde paure ma, nessuna denuncia … D'altronde non vi è necessità di prendere una posizione politica o di innalzare una qualsivoglia bandiera per provare orrore e paura nei confronti della guerra.


La guerra è un tema universale e l’artista con questo dipinto evidenzia la distruzione che questa causa. Non a caso i teschi (intesi come morte) sono replicati all’infinito a sottolineare la perenne presenza della guerra nel destino dell’umanità.

Seppur non amando particolarmente le opere pittoriche di Salvador Dalì ho scelto quest’opera per le caratteristiche sopra descritte e per come questo eccentrico artista abbia saputo mettere in scena la genuinità di un sentimento profondo e personale. Oltre me, lo spettatore più attento lo ha compreso e ne è rimasto particolarmente coinvolto percependone tutta la drammaticità.


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