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Tivoli, Santuario di Ercole Vincitore

Il Santuario di Ercole Vincitore è uno dei maggiori complessi sacri dell'architettura romana in epoca repubblicana, lo scopo principale del progetto era quello di colpire scenograficamente tutti coloro che giungevano a Tivoli da Roma.

Tibur nasce allo sbocco della valle dell'Aniene, nel punto in cui il fiume crea un salto di circa 160 metri per poi scendere nella campagna romana. Questa posizione geografica creò prosperità e benessere alla città di Tivoli, fin da prima della sua costituzione in città propriamente detta che avvenne nei secoli IX-VII a.C.

L’affascinante ma decisamente complessa storia del Santuario di Ercole Vincitore è collegata proprio all’agiatezza dell’antica Tibur nonché all’antica strada di transumanza, la via Tiburtina. Provo a raccontarla.

Il Santuario di Ercole Vincitore è uno dei maggiori complessi sacri dell'architettura romana in epoca repubblicana; era dedicato al dio protettore dell'antica Tibur che si identificava col culto di Ercole (Herculaneum Tibur) venerandolo sia come dio guerriero, sia come protettore dei commerci e della transumanza delle greggi, attività fondamentale per l'economia di allora ed è per questo che il Santuario ricopriva una superficie molto vasta di territorio ai piedi della città.

Il culto di Hercules Victor potrebbe essere originario proprio di Tivoli e la tradizione vuole che fosse esportato a Roma in età tardo-repubblicana da Marco Ottavio Erennio, un ricco mercante di olio.

Costruito all’incirca in dieci anni nel corso del II secolo a. C., il Santuario originariamente occupava un'area di 3.000 mq e si articolava in tre ambienti: un tempio, un teatro ed un'enorme piazza che fungeva da area sacra. I terrazzamenti, i portici e i colonnati creavano una grandiosa scenografia intorno al luogo di culto che si ergeva su un alto podio.

Lo scopo principale del progetto era quello di colpire scenograficamente tutti coloro che giungevano a Tivoli da Roma, tanto era il suo splendore e la sua grandiosità.


Pianta rettangolare (188 x 144 circa) a cinque livelli nella sua sezione Nord (quella verso il fiume) che gradualmente si riducono in direzione Nord Ovest-Sud Est fino ai 2 livelli addossati al banco calcareo, costituito di tartaro.

Secondo i recenti scavi, sembrerebbe che le fasi della costruzione siano state almeno due. Nella prima fase, la struttura del Santuario appariva con un fronte a terrazze discendenti con una pianta trapezoidale; nella seconda fase, tutta la parte frontale a terrazze parallele venne alleggerita asportando una grande quantità di terreno e costruendo, nello spazio ricavato, il teatro.

Un tratto secondario dell'ultimo tratto della via Tiburtina viene inglobato in una galleria, la via Tecta.

La via Tecta anticamente rappresentava uno snodo economico cruciale per tutte le popolazioni dell'Italia centro-meridionale proprio grazie alla sua posizione strategica.

Questa strada si trova al terzo livello e attraversa diagonalmente la struttura da Nord Est a Sud Ovest.

Al quarto livello si trova il piazzale superiore, lo spazio sacro. Al centro di questo spazio si trova il Tempio col suo podio (alto 6,50m.) che, in origine, era completamente rivestito di travertino. Nella parte anteriore, quella rivolta a Ovest verso Roma, una scalinata a due rampe metteva in collegamento il temenos - lo spazio rettangolare su cui sorgeva il Tempio - con il Tempio.


Il Tempio, ottastilo, periptero sine postico , era alto 18,50m., aveva un pronao con 3 file di colonne e una cella con 2 ordini di colonne. Con le due stanze sotterranee del podio il complesso risultava alto complessivamente 25 m., aveva una copertura a tetto a due spioventi ed era visibile da Roma.

Posteriormente ai due portici che circondavano il temenos si aprivano alcuni dei locali presenti nel sito, in gran parte perfettamente conservati, che erano collegati da scale interne alla sottostante via Tecta ed ai locali ad essa adiacenti.

I locali erano adibiti alle varie funzione esercitate nel Santuario di Ercole, vero e proprio centro polifunzionale: magazzini, stalle, locali per contrattazioni, locande, alloggi, depositi, banche, refettori, foresterie, scuole, collegi, sale per riunioni, botteghe, fabbriche ecc. ecc.


Il portico superiore aveva una copertura a tetto a due spioventi che appoggiava su una serie di colonne. Di fronte ai pilastri che formavano aperture ad arco a tutto sesto c'erano basi onorarie e statue di cittadini illustri, imperatori, magistrati del santuario ed altre personalità importanti.

Il teatro ha una pendenza abbastanza atipica rispetto ai teatri greci ma è provvisto di 3 uscite per gli spettatori, della scena e della fossa dell'auleum (il sipario fatto con stoffe e stecche di legno che si abbassava all'inizio dello spettacolo), nonché di due aditus - gli ingressi per il pubblico.

Le ricchezze accumulate nel corso dei decenni dal Santuario sono difficilmente immaginabili e quantificabili.

Ciò che è certo è che tutti gli scambi avvenivano al suo interno quindi il movimento di denaro o di greggi era enorme: si offriva al santuario la decima di ogni guadagno percepito o spesa effettuata al suo interno. La decima si pagava in denaro o in parte delle greggi.

Ma il cuore del complesso era comunque il Tempio.

Del resto, una delle ragioni delle numerose costruzioni di Santuari in varie città del Lazio e di altre località dell'Italia centrale era quella di attrarre i pellegrini, che portavano ricchezza anche al di fuori delle rotte commerciali. I pellegrini avevano bisogno di alloggiare e di mangiare ma anche di prestiti in denaro ed ecco che, il complesso offriva servizi di locanda a pagamento e servizi bancari. L'amministrazione del Santuario era autonoma ed era gestita da un collegio di Magistrati Herculanei.

Inoltre, man mano che la ricchezza e la potenza del Santuario aumentavano, ricchi mercanti, uomini politici, senatori, generali … ci tenevano a fare donazioni per accattivarsi la benevolenza sia dei sacerdoti che della divinità.

Un'altra fonte di entrata per il Santuario era rappresentata dalle sei cassette delle elemosine ben collocate presso le uscite della città.


La disponibilità crescente di capitali fece sì che Cesare Ottaviano utilizzasse il tesoro del santuario, che faceva parte del pubblico erario, per allestire l'esercito per la battaglia di Filippi.

Una curiosità: Svetonio ci dice che Augusto esercitava la giustizia nei portici del Santuario.


Il prestigio del Santuario di Ercole Vincitore e la sua ricchezza raggiunsero l'apice in epoca Imperiale, probabilmente sotto l'Imperatore Adriano (117-138 d.C.) che aveva trasferito il suo palazzo di governo a pochi km da Tibur, nella sua Villa Tiburtina, l'odierna Villa Adriana.

Nel IV secolo, tra l'editto di Milano (313) e quello di Tessalonica (380) l'attività del Santuario di Ercole si ridusse inevitabilmente.

I secoli V e VI furono l'epoca del completo abbandono del Santuario.

Nel VI secolo Tibur fu coinvolta nella devastante guerra greco-gotica (535-553) poiché, data la sua posizione e la sua mole, il Santuario di Ercole fu utilizzato come fortezza di appoggio per assediare Roma.

Nel Medioevo tutta l'area del temenos venne adibita a vigna.

Nel XII secolo (data incerta) nelle maestose rovine del Santuario, si stabilì un gruppo di Benedettini, sostituiti nel 1229 dai Francescani, i quali sistemarono alcuni locali del quarto livello, all'altezza del portico inferiore, costruendovi la Chiesa S. Maria del Passo, con annesso convento.

Nel XV secolo i Theobaldi, una nobile famiglia tiburtina, occuparono due piani del braccio nord del Santuario costruendovi una villa, una torretta (crollata probabilmente nel terremoto del 1349) e un giardino all’italiana.

Nel 1549 un gesuita spagnolo, don Luis de Mendoza, diede in uso i locali del Santuario a Ignazio di Loyola per risiedervi e per fondare la prima scuola pubblica gratuita del continente europeo; questa scuola restò attiva fino al 1552, la frequentarono in totale 92 studenti, per la maggior parte di bassa estrazione sociale.

Le sorti del complesso del Santuario di Ercole Vincitore mutarono radicalmente con la costruzione di Villa d'Este.

Con fasi alterne e con alterne fortune si susseguirono nello stesso luogo fonderie, fabbriche di chiodi e di viti, cartiere ed infine centrali elettriche, tutto grazie alla disponibilità della grande quantità d'acqua del fiume Aniene, alla presenza di grandi locali dalle mura solidissime e alla vicinanza dell’importante arteria stradale.

Alcuni esempi: dalla Centrale Elettrica Acquoria Mecenate 1, nel 1892, partì la corrente alternata che, per la prima volta al mondo, illuminò una città a distanza: Roma.

La Cartiera Mecenate di proprietà di Giuseppe Segrè, invece, rimase in funzione fino agli anni Sessanta del Novecento, mentre dal 1902 la nuova Centrale Elettrica Acquoria Mecenate 2 soppiantò la prima.

Nel 1993 l'Enel rinunciò a qualsiasi pretesa sul Santuario di Ercole lasciando la piena disponibilità dell'area alla Soprintendenza.

Negli anni 2008-2009 l'area del Santuario fu finalmente restaurata ed aperta al pubblico.


La straordinaria articolazione architettonica e la sovrapposizione dei vari elementi industriali in breve descritti rendono questo luogo alquanto intrigante e ricco di storie incredibili, alcune davvero emozionanti.



Photo by Patrizia Gaboardi



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