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Michaël Dudok de Wit, Father and Daughter (Père et Fille)

  • Immagine del redattore: patrizia gaboardi
    patrizia gaboardi
  • 2 dic 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 ott 2020

Il regista con Father and Daughter esprime un sentimento difficile ma alquanto sottile da definire: lo struggimento. E non è difficile percepirlo perché siamo in molti a conoscerlo.

Michaël Dudok de Wit , nato il 15 luglio 1953 a Abcoude vicino a Utrecht (Paesi Bassi), è un animatore, regista e illustratore olandese; realizza film d’animazione, spot pubblicitari e scrive ed illustra libri per bambini.

Michaël Dudok de Wit , vive a Londra ma per le sue esperienze di studio e di lavoro ha girato mezza Europa: Ginevra, West Surrey, Barcelona.

Artista di indiscusso talento Dudok de Wit , seppur praticamente sconosciuto nel nostro paese è molto famoso in tutto il mondo.

Nel 1994 ecco la sua prima opera di successo, The Monk and the Fish (Le Moine et le Poisson), nomination all’Oscar e Cesar per il miglior cortometraggio d’animazione.

Nel 2000 Father and Daughter (Père et Fille) ha vinto un Oscar per il miglior cortometraggio animato, un BAFTA, il Gand Prix ad Annecy, il Grand Prix all’Animafest Zagreb e dozzine di atri importanti riconoscimenti.

Ed è di questo cortometraggio che voglio parlare.

Il tratto distintivo di Dudok de Wit è l’uso del pennello, dell’inchiostro e dell’acquerello espressi con la leggerezza e l’essenzialità della pittura cinese e giapponese; addirittura The Aroma of Tea, altro cortometraggio, ha la peculiarità di essere disegnato interamente con il te e, nell’era della digitalizzazione del tratto, disegnare ancora le tavole a pennello è davvero inaspettato ed alquanto sorprendente.

Film senza parole i suoi, è la musica con qualche rumore di sottofondo a commentare emozioni tenui, ironiche, abilmente accennate.

A tal proposito, nel cortometraggio Father and Daughter, la dimensione poetica è fatta di silenzi. Ciò comporta che la vita è raccontata dalla semplicità dei gesti e dalla sostanza del racconto che, in tal modo, penetra l’anima dello spettatore fino alla commozione.

Uno dei temi presenti in tutti i suoi film è l’atemporalità, il «fuori dal tempo». Non esiste né il passato, né il futuro, non esiste più il tempo. Ciò lo percepiamo nelle sequenze sugli alberi, il cielo, le nuvole, gli uccelli che volteggiano - sono momenti di grande purezza e semplicità, che ciascuno di noi conosce.

L’intero corto è attraversato da una musica che segue nel ritmo le stagioni della vita, quelle emotive, e la bicicletta, sempre presente, ne rappresenta le fasi: dall'incertezza dell’infanzia all'entusiasmo dell’adolescenza; dall'equilibrio stabile della maturità al cigolio stanco della vecchiaia. Nel racconto ci viene descritto con la normalità di una passeggiata, l’esistenza.

Michaël Dudok de Wit crea con Father And Daughter la sua poetica sulla separazione e sulla mancanza, con pochi sapienti tocchi. Padre e figlia raccontano quell'intimo indissolubile legame che ci fa essere con chi amiamo oltre la morte.

Il regista quindi esprime un sentimento difficile ma alquanto sottile da definire: lo struggimento. E non è difficile percepirlo perché siamo in molti a conoscerlo.

 
 
 

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