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mYSLm, il museo di Yves Saint Laurent a Marrakech

Prima di Marrakech, tutto era nero. Questa città mi ha insegnato cosa sono i colori e ho abbracciato la sua luce, i suoi sfacciati contrasti e le sue intense invenzioni. (Yves Saint Laurent)

Il 19 ottobre 2017 venne inaugurato il museo “Yves Saint Laurent Marrakech” ad opera della Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent.

«Era il 1966 quando Yves scoprì Marrakech – raccontava Pierre Bergé - rimase talmente commosso dalla città che decise di acquistare una casa e tornarci regolarmente. Sembra perfettamente naturale, cinquant’anni dopo, costruire un museo dedicato al suo lavoro, così ispirato da questo Paese».

Per Yves Saint Laurent Marrakech era la sua seconda casa e questo palazzo color ocra dalle linee cubiste, pizzi di terracotta, spazi vellutati e una collezione di meravigliosi abiti che hanno fatto la storia della moda è l’omaggio ormai postumo che Pierre Bergé (suo compagno di vita e di lavoro) ha voluto rendergli.

Il nuovo mYSLm è stato progettato da Olivier Marty e Karl Fournier dello Studio KO.

Situato in Rue Yves Saint Laurent, questo museo è dedicato al lavoro del grande couturier, e conserva, al suo interno, una preziosissima parte della collezione della Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, che comprende 5.000 capi d’abbigliamento e 15.000 accessori haute couture, nonché decine di migliaia di disegni.

Per loro, Olivier e Karl, una sfida. Quando visitarono l’archivio Yves Saint Laurent nello storico atelier parigino (ora museo) videro il disegno della spallina di Le Smoking, un bozzetto in bianco e nero, molto grafico, molto forte, con una congiunzione di linee curve e dritte ed ecco l’idea di fare una citazione didascalica del celebre vestito ed alle linee spigolose preferirono un’eleganza morbida. Così la facciata diventa un raffinato incastro di volumi quadrati e circolari, alti e bassi, pieni e vuoti. Uno dei modi per rendere contemporaneo lo stile marocchino è quello di lavorare sulla monocromia e la stratificazione dei materiali: terracotta, cemento, pietra, marmo e se fuori l’effetto è opaco, gli interni sono lisci, luminosi e vellutati come il rivestimento di una giacca sartoriale.

L’allestimento dello spazio museale è curato da Christophe Martin.

Il museo è anche sede di un biblioteca collocata al secondo piano. Una curiosità arriva dal bookshop che è la replica della prima boutique aperta da Yves Saint Laurent a Parigi nel 1966 disegnata da Isabelle Hebey. Sono invece in marmo bianco e legno i materiali di rivestimento di Le Studio Café, ovvero la caffetteria del museo ispirata all’ambiente monastico e ultra-contemporaneo dello studio privato di Yves Saint Laurent al civico 5 di Avenue Marceau a Parigi.

Al piano interrato c’è il dipartimento di conservazione: una ‘camera di Tutankhamon’ supportata da sofisticati sistemi hi-tech che oltre a garantire temperature ottimali sono in grado di anticipare, prevenire e ostacolare il deterioramento naturale che potrebbe invecchiare o danneggiare ciò che nel museo vi è esposto, ovvero: scarpe, cappelli, gioielli, vestiti a trapezio, cappotti di lamé, cappe di taffetà con buganvillee ricamate e altri capi haute couture. Tutti sottoposti a lunghe procedure di quarantena e disinfestazione; poi inventariati, fotografati, etichettati, restaurati se lo necessitano, ed alla fine collocati sui manichini ed esposti in pubblico.

Yves Saint Laurent e Pierre Bergé giunsero a Marrakech nel 1966 e folgorati dalla città comprarono subito una casa e stabilirono un asse franco-marocchino che portò alla nascita di numerosi progetti. Nel 1980 acquistarono le Jardin Majorelle di Marrakech, dimora dell’artista francese Jacques Majorelle, caratterizzata dall’iconico colore blu lapislazzuli, oggi sede del Musée Berbère promosso dalla Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent. Sicuramente le Jardin Majorelle (che si trova affianco al Museo di Yves) è uno dei giardini botanici più incredibili del Marocco e la coppia scoprì lì quello che sarebbe diventato un luogo di evasione e la meta preferita: “un’oasi in cui i colori di Matisse si mescolano a quelli della natura” (YSL).

Marrakech, la Majorelle e la cultura berbera sono i cristalli della variegata visione della moda di Yves Saint Laurent, una moda coraggiosa, anti-convenzionale, travolgente che continua ancora oggi nella nuova identità del brand, rinominato Saint Laurent.

Il progetto dello Studio KO per l’appunto, non ha potuto non considerare la moda di Yves Saint Laurent come ispirazione. Il nuovo edificio è un volume ricamato in mattoni: gli esterni sono un’opera d’arte di tessitura della materia solida resa leggera e plasmabile come … una seta. Il complesso sistema ad incastro dei mattoni disegna curve e movimenti sulle facciate che ricordano il dinamismo di una creazione YSL.


Yves Saint Laurent affermò: «Quando scoprì il Marocco, mi resi conto che la gamma dei colori che usavo era quella delle piastrelle smaltate, dei zouacs, dei djellabas e dei caftani. L’audacia da allora riscontrata nel mio lavoro la devo a questo Paese, alle sue armonie potenti, alle sue combinazioni ardite, al fervore della sua creatività. Questa cultura è diventata la mia, ma non mi bastava semplicemente assorbirla. L’ho presa, trasformata e adattata». Inoltre: «Ho scoperto Marrakech molto tardi, è stato uno choc straordinario. Soprattutto per il colore. Questa città mi ha insegnato il colore. A ogni angolo si incontrano gruppi di persone, uomini e donne che indossano caffettani rosa, blu, verdi, porpora. E’ sorprendente: sembrano disegnati, ricordano gli schizzi di Delacroix, mentre non sono altro che il frutto dell’improvvisazione della vita


Il musèe Yves Saint Laurent di Marrakech diventa, in sintesi, il santuario di un couturier, e grande artista, che fece dell’abito non solo una moda ma un progetto per abitare il mondo.

Anzi, più che un museo, è il ritratto architettonico di Yves.

E di sicuro un bellissimo regalo, fatto da Pierre Bergé alla città di Marrakech.



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