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La Torre di Babele dipinta da Pieter Bruegel il Vecchio

Maestosa e inarrivabile, La Torre di Babele è il simbolo della confusione morale e spirituale dell’umanità, ovvero, l’anello che congiunge gli abitanti della terra con il divino.

Vi sono delle opere d’arte che hanno il potere di lasciare all’osservatore la libertà di perdersi nella tela e di osservarla con attenzione, pezzettino per pezzettino, senza fretta, né insofferenza.

Un esempio in tal senso è l’opera Grande Torre di Babele di Pieter Bruegel il Vecchio (1563).

Il dipinto di Bruegel, con i suoi innumerevoli dettagli, rappresenta la perfetta riproduzione di un paesaggio in cui architettura e natura convivono in maniera intensa e caotica.


Ciò che viene raccontata è una scena biblica tratta dal libro della Genesi (11, 1-9) dove si narra che, a seguito del diluvio universale, gli uomini per potersi salvare da altri, futuri, eventi catastrofici, decisero di costruire una torre alta fino al cielo. Questa impresa non andò a buon fine poiché Dio intervenne per punire tale superbia e confondendo loro il linguaggio gli rese impossibile poter comunicare e la costruzione della bellissima struttura si arenò, le incomprensioni fecero il resto e questa civiltà si disperse. Questo quadro descrive un momento antecedente alla punizione divina. La nube in alto, infatti, è simbolo dello Spirito Santo, di Dio che sta per punire simile arroganza.


Maestosa e inarrivabile, La Torre di Babele è dunque il simbolo della confusione morale e spirituale dell’umanità, ovvero, l’anello che congiunge gli abitanti della terra con il divino.

Osservando l’opera, la struttura prospettica ci permette di iniziare la nostra esplorazione dall’esterno.

Alla base del dipinto, in primo piano, troviamo il Re Nemrod, il discendente di Noè che ordinò la costruzione della Torre, intento a fare visita al cantiere.

Nello sfondo domina la natura verde e mite, apparentemente poco disturbata dall’azione umana, è attraversata da un acquedotto di influenza romana (come pure lo è la stessa Torre, molto somigliante al Colosseo).

Attorno alla mastodontica struttura architettonica si estende la città, mentre a destra vi è il porto dove sono visibilmente ancorati alcuni vascelli. Ovunque sulla costruzione sono disseminati macchinari e attrezzi edili, manovrati da uomini, molti dei quali intenti a trasportare materiale, altri sono spaccapietre.


Altra caratteristica, La Grande Torre di Babele di Bruegel incarna la testimonianza di un preciso momento storico, di un contesto intriso di riferimenti culturali, geografici, politici e sociali che hanno definito lo spaccato di un’epoca, quella tardo Cinquecentesca.


Il quadro, firmato e datato ("BRVEGEL FE. M.CCCCC.LXIII"), è menzionato per la prima volta nel 1565 nella collezione di Nicolas Jongenlinck, successivamente entrò a far parte delle collezioni imperiali asburgiche; nel 1659 fu esposta nella galleria d’arte dell’arciduca Leopoldo Guglielmo a Vienna, e in seguito passata al Kunsthistorisches Museum. Inoltre, una versione di dimensioni più contenute Piccola Torre (60x74,5 cm) è conservata presso il Museo Boymans van Beuningen di Rotterdam.


Questo a grandi linee. Come anticipato all’inizio di questo scritto, vi invito ad osservare minuziosamente tutto ciò che caratterizza questo dipinto in autonomia e visualizzarne tutti gli elementi ed i riferimenti in esso contenuti. In questo caso ne vale davvero la pena dedicarci del tempo. E’ come leggere un libro, pagina dopo pagina vi rapirà.


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