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Fichi time.

“L’abito non fa il monaco!” – Ah no?!

L’esempio più importante di cambiamento del modo di vestire attraverso la “disobbedienza” alle leggi suntuarie furono i sans-culottes.

Durante il Settecento, pensatori come Voltaire, Rousseau, Montesquieu affermarono con determinazione e coraggio che l’uomo nasce libero e che quindi ogni tipo di imposizione che lo riguardi è ingiusta. Autodeterminazione, ovvero, libertà di essere e fare ciò che si vuole; è questo nuovo modo di vedere il mondo che porterà alla Rivoluzione Francese.


Ma ciò che accadrà durante la Rivoluzione sarà importante anche per l’abbigliamento: il 29 ottobre 1793 la Convention Nationale emise un decreto che impedì a chiunque di costringere o obbligare le persone a vestirsi in un certo modo, lasciando una totale libertà individuale in tal senso. Questo decreto cestinerà così le leggi “suntuarie” allora in vigore. Leggi che in modo maniacale/dettagliato prescrivevano quanto dovevano essere lunghi gli orli delle gonne ad esempio e vietavano ai non appartenenti alla nobiltà di vestirsi come loro.


L’esempio più importante di cambiamento del modo di vestire attraverso la “disobbedienza” a tali leggi furono i sans-culottes.

L’espressione francese sans-culotte (senza culotte) iniziò ad essere utilizzata dalla nobiltà dopo il 1791 per indicare in maniera dispregiativa i rivoluzionari giacobini che si vestivano in modo più simile agli uomini del popolo rispetto agli uomini della nobiltà: questi ultimi, nel Settecento, erano soliti portare calze di seta e soprattutto pantaloncini corti che arrivavano appena sotto il ginocchio, le culotte. Oltre a ciò, erano anche soliti indossare eleganti e raffinate parrucche incipriate, scarpe con la fibbia e giacche lunghe, monocolore, con preziosi bottoni. I rivoluzionari al contrario erano soliti portare un abbigliamento completamente diverso da quello tradizionale aristocratico, proprio per contraddistinguersi da essi.


I sanculotti erano per lo più classe operaia, negozianti e commercianti. Piccoli imprenditori o lavoratori che vivevano nei sobborghi più poveri di Parigi, in particolare Faubourg Saint-Antoine e Faubourg Saint-Michel nell'est della città.

Una minoranza di essi partecipava attivamente alle 48 assemblee sezionali che componevano il Comune di Parigi oppure alle assemblee sezionali come spettatori o disturbatori, nonché alle riunioni del club politici - in particolare la Società dei Cordeliers, poiché aperta a tutti.


Nell’abbigliamento, la differenza più sostanziale che li distingueva dalla nobiltà era l’assenza di quelle costosissime parrucche che tanto costituivano un privilegio dei ceti più ricchi.

L’abbigliamento rivoluzionario, inoltre, al posto delle culotte prevedeva, per gli uomini, l’uso di pantaloni lunghi fino alle caviglie, gli stessi portati dai braccianti per rendere più agevole il lavoro. Per questa ragione, l’uso di tali pantaloni era visto in maniera dispregiativa dai monarchici e dalle classi più benestanti, determinando la nascita del soprannome sanculotti.

Molto spesso poi, i pantaloni e le camicie indossate dai giacobini erano a righe bianche e rosse, a imitazione del tricolore della coccarda rivoluzionaria. Ciò non era conforme allo stile della nobiltà che prediligeva il monocolore per quanto riguardava giacche, camicie e culotte, e questa anomalia cromatica marcava ancora di più la differenza di ideologie. La fantasia a righe, perciò, divenne, assieme ai pantaloni lunghi, uno dei simboli dell’abbigliamento rivoluzionario.

Oltre a questi indumenti, veniva utilizzata anche la giacca carmagnola, ossia una giacca da lavoro corta, con le tasche ed ampi risvolti sul quale veniva appuntata la coccarda rivoluzionaria se questa non era già stata appuntata al copricapo (il berretto frigio rosso). In sostituzione, veniva preferita la redingote.

Un fazzoletto legato al collo e scarpe abbastanza misere legate da un cordone completavano il look.

Qualunque siano stati gli obiettivi politici e le motivazioni dei sanculotti, il loro forte impatto sulla Rivoluzione Francese è innegabile.

Ma se vogliamo dare una bella risposta alla domanda: Che cos'è un sans-culotte? Possiamo citare un noto epigramma di Antoine-François Momoro pubblicato nel 1793:

Un sans-culotte, furfanti? È uno che va sempre in giro a piedi. [Lui] non ha i milioni che tutti voi vorreste avere ... [Lui] non ha castelli, non ha camerieri ad aspettarlo ... È utile perché sa coltivare un campo, forgiare il ferro, usare una sega ... e di versare il suo sangue fino all'ultima goccia per la salvezza della Repubblica ... La sera si reca all'assemblea della sua Sezione, non incipriato e profumato e con scarponi eleganti, nella speranza di essere notato dalle cittadine nelle gallerie, ma pronto a sostenere proposte valide con tutte le sue forze, e pronto a polverizzare quelle che provengono dalla disprezzata fazione dei politici. Infine, un sans-culotte ha sempre la sua sciabola ben affilata, pronta a tagliare le orecchie a tutti gli oppositori della Rivoluzione ".


Essere un sans-culotte voleva dire essere il più puro dei rivoluzionari ... qualunque sia stata la loro classe sociale o educazione, vestirsi con l'abito del sans-culotte era diventato di moda. Senza dubbio!


Rifiutare di mettersi addosso le culotte con tanto di calze abbinate e preferire, al loro posto, indossare i pantaloni lunghi come dei poveri contadini… provate a immaginare quanto questo atto poteva essere rivoluzionario

Una presa di posizione entrata a far parte di diritto nell’iconografia rivoluzionaria francese ma anche evidenziata nei libri di storia della moda, che qualcuno snobberà pure, tra l’altro ... come se non fosse tutto collegato!

A tal proposito, quando pensate che la storia del costume e della moda non vi riguardi ma pronunciate o vi sentite pronunciare frasi del tipo “l’abito non fa il monaco” ricordatevi dei sans-culottes, sì, proprio di loro.

Perché i pantaloni che avete addosso in questo momento o che sono ben sistemati nell’armadio o che state pensando di acquistare, portano dentro di sé un simbolo rivoluzionario di un’importanza inimmaginabile, sia socialmente che politicamente!


Dopo la Rivoluzione Francese, e soprattutto dopo l’Età Napoleonica, le culotte non vennero più utilizzate in Europa, sebbene alcuni tentativi di ripristino vi furono dopo la Restaurazione. Al loro posto, si affermò l’uso dei pantaloni lunghi: da allora … fino a oggi.


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