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Godard, Bertolucci e la corsa nel Louvre

La corsa nel Louvre nel film Bande à Part di Godard richiamata come citazione da Bertolucci in The Dreamers.

Con i suoi 60.000 metri quadri di grandezza e con le circa 35.000 opere d’arte custodite al suo interno, il Louvre di Parigi è il museo più grande al mondo; secondo i calcoli, per visitarlo tutto occorrerebbero circa 100 giorni, sostando per almeno 30 secondi in ogni sala.

La fama del luogo, assieme alla bellezza delle opere esposte, hanno fatto del Louvre il perfetto set cinematografico di numerosi film: la maggior parte dei lungometraggi che ne son venuti fuori hanno fatto storia del cinema.

A tal proposito, qualche esempio:

Cenerentola a Parigi (Funny Face), 1957, diretto da Stanley Donen; Wonder Woman, 2017, di Patty Jenkins; Francofonia, il Louvre sotto occupazione, 2015, diretto da Aleksandr Sokurov; Il Codice da Vinci (The Da Vinci Code), 2006, diretto da Ron Howard; Edge of Tomorrow, senza domani, 2014, diretto da Doug Liman; Bande à part, 1964, di Jean-Luc Godard ; The Dreamers, 2003, di Bernardo Bertolucci.

Mi soffermo su due scene di due film: la corsa nel Louvre nel film Bande à Part di Godard richiamata come citazione da Bertolucci in The Dreamers.

Il film capolavoro Bande à part del regista Jean-Luc Godard è una delle pietre miliari della Nouvelle Vague e contiene almeno tre scene diventate iconiche: i titoli di testa con i primi piani dei tre protagonisti in rapida sequenza, il ballo al Madison Cafè e la corsa nei saloni del Louvre.

In questo film viene raccontata l’esperienza di due amici che, per portare a termine una rapina, seducono una compagna di classe con cui poi instaureranno un’amicizia.

In The Dreamers viene invece raccontato il torbido rapporto tra due fratelli francesi e un ragazzo americano negli anni delle rivolte studentesche. I tre ragazzi essendo studenti di cinema si divertono a rievocare le scene più famose dei classici cinematografici, sfidandosi nell’ indovinare di quale pellicola si tratti. Ed è proprio per imitare la famosa scena di Bande à part che Theo, Isabelle e Matthew decidono, tenendosi per mano, di fare una incredibile, sfrontata e coraggiosa corsa nei lunghi corridoi del Louvre per riuscire a visitarlo in 9 minuti e 45 secondi, sfuggendo al controllo dei custodi.

Bertolucci, per l’appunto, rende omaggio nel suo film alla corsa per le sale del Louvre di Arthur, Franz e Odile messa in scena da Godard molti anni prima. I tre giovani di Bande à part, riusciranno nell’impresa di battere il record di visita del museo di 9 minuti e 45 secondi, detenuto da un americano, segnando perciò il nuovo record di soli 9 minuti e 43 ma, Isabelle, Théo e Matthew riusciranno a battere tale primato abbassandolo di diciassette secondi. A questo punto, occorre citare il film Pulp Fiction di Quentin Tarantino quando Winston Wolf arriverà a casa di Jimmie Dimmick per “risolvere i problemi” in 9 minuti e 37 secondi: il regista americano avrà voluto omaggiare Jan-Luc Godard?

Ma se il lavoro di Bertolucci è un calco dell’opera di Godard, Godard, a sua volta, aveva con molta probabilità ripreso quel tipo di scena – la corsa – da Jules et Jim (1962) di François Truffaut.

Rimanendo sulla scena in questione, sia Bertolucci che Godard, si soffermano sull’opera pittorica Il Giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David - vediamo la stessa inquadratura in entrambi i film. Realizzata nel 1784 per il Re di Francia, Il Giuramento degli Orazi è un'opera neoclassica, sebbene dipinta qualche anno prima dello scoppio della Rivoluzione Francese.

Esposto al Salon di Parigi, il quadro fu celebrato come il più bello del secolo; critica e pubblico paradossalmente lo considerarono una sorta di disapprovazione agli ambienti stessi che l’avevano commissionata: ad essere esaltate erano le virtù civili, la fedeltà allo Stato, l’attaccamento ai valori che costituiscono il fondamento della società - ci sono valori che prevalgono su altri e che vanno rispettati pagando qualunque prezzo.

Ecco quindi che molti rivoluzionari si sentivano vicini agli ideali incarnati dai tre fratelli che ne Il Giuramento degli Orazi vennero raffigurati ed ecco così spiegata la citazione visiva dell’opera anche nei due film: tre fratelli, tre amici, tre studenti…


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