Nella locandina di Apocalypse now il paesaggio sembra tipico di una cartolina turistica, ma gradualmente, per piccole ed impercettibili sfumature, esso cambia completamente aspetto.
Seppur il marketing si stia notevolmente ed inevitabilmente evolvendo e per pubblicizzare una pellicola i mezzi a disposizione sono molteplici - dalla promozione via web a quella via televisione o radiofonica - vi è un metodo espressivo che è sempre stato in grado di mantenere invariato il suo fascino originale: la locandina.
Le locandine cinematografiche sono uno dei prodotti più seducenti che accompagnano il mistero di un film fin da prima della sua uscita. Infatti, quel rettangolo di carta è stato in grado di aggiudicarsi un livello di celebrità quasi paragonabile a quella del film che rappresentava.
Senza contare che, una volta, in assenza di anticipazioni e clip delle pellicole (trailler), la locandina era quasi l’unico punto di riferimento che aveva lo spettatore prima di recarsi al cinema.
Non bisogna comunque dimenticare che il manifesto cinematografico non è nato come forma d’arte ma lo è diventato; attraverso una precisa tecnica compositiva su carta, il compito della locandina era quello di attirare lo spettatore anticipandogli, al primo sguardo, le stesse emozioni che avrebbe provato in sala, ecco perché l’espressività dei manifesti poteva considerarsi al pari di quella di un’opera pittorica.
Il manifesto cinematografico era quindi la vendita di un’emozione, “era” appunto, perché già sul finire degli anni ’90, con l’avvento di internet, dei computer, dei software di editing e della moderna fotografia, l’uso della locandina come forma d’arte propriamente detta va a poco a poco scomparendo.
Nonostante ciò ad internet va il merito di aver contribuito a tenere vivo l’interesse per la composizione classica della locandina cosicché si sono venuti a creare dei contenitori web gestiti da tantissimi appassionati. Gli studios invece hanno abbandonato definitivamente il culto della locandina.
Ho deciso di citarne una, la mia preferita: la locandina per il film Apocalypse Now, 1979, diretto da Francis Ford Coppola.
L’artista Bob Peak fu incaricato di creare una serie di dipinti per promuovere il film di Coppola. Due delle sue opere sono state così utilizzate per la campagna di promozione negli Stati Uniti: una scena al tramonto sul fiume Nung come anteprima e, un'altra scena sullo stesso fiume con i ritratti di Marlon Brando e Martin Sheen come versione finale.
La costruzione spaziale del manifesto di Peak rispecchia gli elementi chiave della pellicola poiché il manifesto, in senso classico del termine, anticipa la visione.
La prima immagine di Apocalypse now, e quindi la mia preferita, è quella di una rigogliosa foresta tropicale. Il paesaggio sembra tipico di una cartolina turistica, ma gradualmente, per piccole ed impercettibili sfumature, esso cambia completamente aspetto.
Tralasciando il fascino del font scelto per la grafica, l’immagine di fondo sembra rappresentare un classico paesaggio al tramonto, uno dei tanti. Ma se si esaminano attentamente i dettagli, tutto cambia.
Quello che sembra uno stormo di uccelli notturni sono in realtà sagome di elicotteri che passano davanti al sole; le sfumature pittoriche del colore rosso, più intenso nella parte inferiore e tendente all’arancio nella parte superiore dell’immagine, non è dato da una romantica tavolozza paesaggistica ma dalle palme in fiamme e dalla quantità di fumo che tutto avvolge. Il calmo fiume Nung quindi che, apparentemente è il protagonista di un’opera poetica romantica, si tinge in verità di altri significati: sangue e morte.
La potenza e la bellezza di questo manifesto dovrebbero dare motivo di riflessione poiché la disumanizzante brutalità della guerra non si esprime mostrando immagini di bombe e distruzione ma attraverso una ambiguità estetica che crea, mantenendo un certo distacco emotivo, un sentimento di macabro fascino. Ed è ciò che rende unica e indimenticabile questa locandina. Per lo meno, ai miei occhi.
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