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Mail Art, il fascino dell’Arte Postale

Lo spirito della Mail Art era ed è uno solo: l’opera è un dono, uno scambio, non è merce in vendita come accadeva ed accade nell’arte tradizionale, propriamente detta.

La Mail Art, o arte postale, è un movimento artistico d’avanguardia, l’ultimo dell’arte moderna, basato sul servizio postale come mezzo di distribuzione delle proprie creazioni artistiche. In questo modo, si crea un legame molto stretto tra mittente e destinatario, tra artista e artista.

Nell’Inghilterra dell’Ottocento con l’artista William Mulready abbiamo il primo esempio di Arte Postale. Le illustrazioni di Mulready, utilizzate a partire dal 6 maggio nel 1840, servivano per la riproduzione a mezzo stampa del primo nucleo di buste pre-affrancate create per il lancio della Penny Post. Ma, non furono apprezzate. Questa forma d’arte però è legata in modo particolare ai primi esperimenti di Ivo Pannaggi, alle cartoline e le epistole anche ludiche di Giacomo Balla, di Fortunato Depero; ai Dadaisti, con le cartoline rettificate di Max Ernst e George Grosz oltre alle creazioni di Marcel Duchamp; a Paul Klee con la sua nota cartolina disegnata indirizzata a Gabriele Munter nel 1913; a Yves Klein che, nel 1959 appose un bollino del suo peculiare colore blu ricoprendo i francobolli ufficiali delle Poste francesi e spedendo, proprio con tali francobolli modificati, inviti delle mostre; in pieno clima Fluxus, invece, George Maciunas creò il Fluxus-Kit postale, un multiplo di scatole contenenti cartoline, francobolli e buste da lettera.

Inoltre, l’artista Pop Robert Indiana nel 1964 generò le varie formulazioni della famosa LOVE, opera Pop per eccellenza, che nacque prima in forma di cartolina destinata al suo amante l’astrattista Ellsworth Kelly. In seguito, LOVE si tradusse in tante opere diverse come, ad esempio, il francobollo da otto centesimi emesso dal Servizio postale degli Stati Uniti, il primo della loro serie “love stamps”.

Alighiero Boetti, Giosetta Fioroni, Mario Schifano, Enrico Baj, Pablo Echaurren, Prof. Bad Trip. E ancora, Anna Boschi ha creato un ampio archivio sulla tematica (Mailartmeeting Archives); Vittore Baroni, editò per trent’anni anche una rivista specializzata (Arte Postale!, ottobre 1979 – dicembre 2009).

L'elenco è davvero lungo.


Tornando indietro, il movimento si è consolidato negli Anni Cinquanta e Sessanta a partire dal movimento Fluxus. Dal Fluxus proviene uno dei padri della Mail Art, Ray Johnson. L’artista americano nel 1962 realizzò - per la prima volta nella storia dell’arte - il primo esperimento di Mail Art Add to and Return inviando per posta i suoi lavori a critici e storici dell’arte pretendendone, insieme al rinvio, un giudizio critico. Johnson usava il servizio postale poiché in tal modo non si accollava grosse spese di trasporto delle opere e si evitava i soliti appuntamenti di rito; fu proprio su questo concetto che fondò la New York Corrispondance School of Art perché considerava tutti gli elaborati spediti e scambiati rigorosamente per posta, vere e proprie opere d’arte. Fu così che buste, francobolli, timbri autoprodotti e tutte le opere di ogni tecnica e tematica finirono per confluire in un’operazione artistica a vasto raggio, coinvolgente. Lo spirito della Mail Art era ed è uno solo: l’opera è un dono, uno scambio, non è merce in vendita come accadeva ed accade nell’arte tradizionale, propriamente detta. La Mail Art è quindi un contrapporsi all'idea di commercializzazione e mercificazione dell'Arte, che stava prendendo sempre più piede in una nuova società basata sul consumismo e sul profitto.

L’ultima opera d’arte di Johnson però fu la sua morte. L’artista organizzò il suo suicidio: tre giorni dopo la sua morte è stata recapitata una macabra lettera presso i suoi familiari in cui si leggeva chiaramente: “Se hai ricevuto questa lettera vorrà dire che sono morto”.

Unici testimoni del gesto/performance, furono dei bambini, che il 13 gennaio 1995 lo videro, vestito di nero, gettarsi dal ponte Sag Harbor di Long Island (NY) e sparire per sempre nelle acque, verso il mare. La sua morte è ancora un mistero.


E’ stato però On Kawara, uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale americana, ad aver conferito aura di progettualità alla Mail Art. Egli creò due iniziative particolari: la prima, intitolata I got up (1969), prevedeva l'invio giornaliero, per 4 mesi consecutivi, di una serie di cartoline postali indirizzate ad artisti, critici o semplicemente amici, in cui indicava l'orario in cui ci si era alzato dal letto al mattino; la seconda denominata I am still alive (1970), prevedeva l'invio di un telegramma all'artista Sol Lewitt che ne avrebbe tratto poi 74 variazioni.


La Mail Art è sicuramente lo scambio culturale di idee, creatività fra artisti visivi, audio e letterari: è un’arte democratica.

Essa ha continuato a svilupparsi e a crescere resistendo alla crisi della cultura concettuale degli anni Ottanta ed ha cavalcato i nuovi mezzi di comunicazione traendone ispirazione per incrociare la propria attività con quella di altre esperienze, come la poesia visiva ad esempio.

Oggi con la capillare diffusione del Web, la Mail Art ha uno strumento in più da utilizzare a proprio favore diffondendo l’arte tramite la Posta Elettronica che, abolendo le distanze spaziali e temporali e arricchendo con gli ipertesti i messaggi, modifica il concetto iniziale. Questo, per i nostalgici della carta è un male ma, dato che lo spettatore rimane comunque protagonista e compartecipe dell’esperienza artistica, alla Mail Art continua ad essere riconosciuto lo stesso valore affettivo, sentimentale e confidenziale, prima ancora che estetico.


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