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Kreupelhout

  • Immagine del redattore: Patrizia Gaboardi
    Patrizia Gaboardi
  • 17 lug 2013
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 15 giu 2021


Sono di ritorno dalla Biennale d’Arte di Venezia 2013.

Girando tra i padiglioni dell’Arsenale e dei Giardini si respira il tema portante di questa edizione che si pone domande sul come costruire l’immagine del mondo, sul rapporto tra l’individuo e la cultura del suo tempo nonché un inno alle immagini interiori ed alla forza dell’immaginazione.

La mia personale esperienza è stata quella del perdersi nell’Arte, la cosa che adoro di più fare: ovvero, respirare creatività ovunque, farsi trasportare. Perdersi per poi soffermarsi di colpo ad osservare, riflettere, farsi rapire improvvisamente da un opera. Come nel caso dell’installazione dell’artista Berlinde De Bruyckere esposta all’interno del padiglione Belgio (Giardini) dal titolo Kreupelhout – Cripplewood.


Un enorme olmo sradicato, storto, nodoso, torto, storpio (kreupel) occupa l’intero padiglione. Adagiato a terra Cripplewood non è un legno morto ma un legno sofferente. La massa di tronchi e rami che caratterizza questo gigante infatti ha l’inquietante somiglianza con ossa, muscoli, tendini del corpo umano. Non c’è differenza tra la sofferenza di un uomo e quella di un albero. Non c’è differenza nella sofferenza. Gli stracci, i cuscini, le coperte presenti tra e intorno i rami servono a lenire e confortare questo corpo disteso e abbandonato. Colpisce molto, girandogli attorno, la metamorfosi da uomo ad albero. La tavolozza, composta da intense tonalità di rosso, rimanda alle tele dei grandi pittori veneziani come Tiziano e Bellini. L’insieme degli elementi, la grandezza dell’opera, lo spazio espositivo buio e silenzioso pongono l’impatto visivo dello spettatore di fronte ad un atmosfera emozionale tangibile fin da subito: al primo sguardo.


Photo by Patrizia Gaboardi

 
 
 
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