Sicuro di sé, l’atleta si esibisce, emoziona e crea un legame mai sfiorato fino ad allora tra l’arte e il mondo dello skateboard.
Il 12 luglio 2018 Mark Gonzales, uno degli skateboarder più famosi al mondo, si è esibito nei Milk Studios di New York ricreando la sua iconica performance del 1998 allo Städtisches Museum Abteiberg (museo municipale per l'arte contemporanea nella città tedesca di Mönchengladbach).
Avvenne che, nel 1998 Mark Gonzales insieme all’artista tedesco Johannes Wohnseifer mise in scena, all’interno del Museo tedesco, un intervento artistico caratterizzato da una vera e propria danza sullo skate. Wohnseifer avrà pensato che sarebbe stato bello vedere uno skater esibirsi intorno ai dipinti di Warhol da un milione di dollari e alle sculture di Beuys… e così è stato.
La performance di Gonzales è stata concepita come un'interazione con la struttura museale (su due livelli e gradinate) di Hans Hollein. Per l'occasione, l’artista tedesco, creò delle installazioni speciali che Gonzales poteva usare come rampe. Le rapide e sinuose corse del Gonz intorno alle opere esposte hanno confuso ed affascinato i visitatori ma anche conferito alle bianche sale una dinamica senza precedenti.
Naturalmente, grazie all’alto livello di professionalità di Gonzales, non c’è mai stato alcun pericolo per le opere d’arte presenti nel museo.
La regista Cheryl Dunn documentò questa performance creando il video Back Words For Worlds; minuti preziosi nei quali ci mostra, sequenza dopo sequenza e tramite un sottofondo di musica classica che, quando le quattro ruote di Gonz calpestano i pavimenti di una galleria d’arte, accade la magia.
La performance stessa è avvenuta in modo sorprendente, secondo Gonzales: «Andavo a lezioni di danza classica, il che è stato piuttosto interessante perché mi ha aiutato molto a pattinare in termini di posizionamento del piede e preparazione per trucchi e cose del genere», dice. «Ma più di questo, ho avuto questa forte sensazione di come tutto venga da zero. […] Volevo mostrare una sorta di fluidità e grazia con “Back Worlds for Words”».
Ma, è su un altro documento che vorrei concentrare l’attenzione, ovvero: il videoclip per la canzone West Coast della Coconut Records (alias Jason Schwartzman).
In questo video del 2007 ma con le immagini del 1998 fornite da Cheryl Dunn vediamo la performance di Marc Gonzales di cui sto parlando.
Gonz è vestito con una bianca tuta imbottita più adatta alla scherma che allo skateboard ... ma che importa! Sulla schiena la scritta “Aloha” (un cenno alle radici dello skateboard nel surf) posta sul disegno di una croce blu su sfondo nero e sul davanti le iniziali del suo nome M G neanche tanto discrete ... completano il look una cuffietta nera -modello passamontagna- che gli copre completamente i capelli e delle sneakers Adidas ai piedi. In questo video, che alterna il bianco e nero con il colore, vediamo lo skater arrivare in città, scendere dal taxi, prendere il suo skate e dirigersi via dopo via, incrocio dopo incrocio, tanto traffico ed ostacoli urbani, all’interno degli spazi museali nei quali si esibirà.
Nel frattempo, il museo si prepara ad accoglierlo: le rampe verranno posizionate nei posti più consoni allo scopo dell’esibizione; gli spettatori si dispongono in modo disordinato ma composto in ogni punto delle sale espositive pronti ad assistere all’evento. Ed eccolo entrare, Mark. Le scale non lo spaventano, le opere esposte neppure. Sicuro di sé, l’atleta si esibisce, emoziona e crea un legame mai sfiorato fino ad allora tra l’arte e il mondo dello skateboard. Cade Mark, sfiora muri con il corpo, instaura un ritmo ben preciso. Crea una danza. Un’emozione.
Il finale vede un primo piano delle sue Adidas. Queste scarpe creeranno il legame tra quest’evento del 1998 e l’evento di 20 anni dopo, il 2018. Mark Gonzales ripeterà l’esperienza.
Con le Adidas Aloha Super ai piedi, proprio il marchio in questione darà modo a Mark Gonzales di ri-esibirsi in uno spazio - non urbano - con il proprio skate.
Siamo ora ai Milk Studios di New York durante la mostra Showcase X di Adidas Skateboarding, il protagonista è sempre lui, lo scenario è pressappoco lo stesso, anzi davvero molto simile, il look lo stesso…. Una differenza: sono passati 20 anni e basta guardare Gonz per accorgersene. Ma è il Gonz perciò va bene, benissimo.
Lo stesso skater che, nel 1998 stava prendendo lezioni di danza classica e che accettò la sfida propostagli da Johannes Wohnseifer. Lo stesso Gonz protagonista e messaggero del proprio pensiero cucitosi addosso.
Lo stesso protagonista di quella performance d'avanguardia che, in quel lontano 1998, ha affrontato le aspettative di come potesse essere lo skate nei confini soffocanti di un museo d'arte, e ha fatto avanzare l'atto dello skateboard da un divertimento fine a sé stesso a una sorta di critica culturale.
Ed ecco che, vent'anni dopo quella performance, è stata ricreata quella stessa magia a New York ... solo che l’atmosfera è ora un “pochino” più emozionante, ai limiti del nostalgico.
Il suo abbigliamento ora è scuro e non più bianco, e la coreografia è leggermente diversa rispetto a quella del '98, ma lo stile di Gonz è senza tempo. Poco importa se questa volta, funge anche da riedizione delle scarpe Adidas ( Aloha Super) che indossava allora. Poco importa.
Photo di Patrizia Gaboardi
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